Investire nell’acqua i propri risparmi, può essere una buona alternativa?
La complessa situazione dei mercati finanziari in questi ultimi tempi, ci mette di fronte a scelte sempre più complesse soprattutto per quanto riguarda gli investimenti.
I conti correnti da tempo ormai non riconoscono più nulla sulle disponibilità in giacenza, i conti deposito (anche quelli più “virtuosi”) rasentano anch’essi lo zero.
E le obbligazioni? Che dire delle obbligazioni? Anche li ormai il mercato è saturo e per vedere il barlume di un rendimento positivo occorre assumersi un rischio sempre maggiore.
Si devono quindi valutare orizzonti temporali molto lunghi e su un livello di affidabilità dell’emittente perlomeno discutibile.
Quindi, cosa fare?
Una situazione finanziaria complessa come quella che stiamo vivendo, impone quindi un atteggiamento da parte dell’investitore che richiede la massima attenzione.
Innanzitutto nell’allargare il proprio orizzonte di vedute e valutare quindi eventuali opportunità al di fuori del settore finanziario.
In secondo luogo essere molto attento a diversificare il proprio patrimonio soprattutto in un momento come questo, dove il mercato richiede un maggior rischio per remunerare il proprio patrimonio.
Ma attenzione, ricordati sempre che aumentare il proprio grado di rischio ovvero quello dei propri investimenti non è sempre sinonimo di un maggior guadagno.
Prendendoti un rischio maggiore, devi avere una tolleranza maggiore alla volatilità dei tuoi investimenti ovvero alle oscillazioni di prezzo a cui gli stessi sono soggetti.
Fatta questa necessaria premessa, vediamo a cosa si va incontro se si sceglie di investire nell’acqua.
Investire nell’acqua: scopriamo alcune caratteristiche.
Il 71% della superficie terrestre é coperta di acqua.
Il 97,5% é salata. Del restante 2,5 % solo l’1% è utilizzabile per le attività umane (La restante parte è soprattutto sotto forma di ghiaccio).
Di questo 1%, il 93% viene impiegato per usi agricoli.
L’acqua non può essere considerata una materia prima come le altre che sono quasi tutte esauribili ma comunque sostituibili.
Il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione e lo sviluppo di molti paesi emergenti, ha portato un maggiore interesse sul settore idrico e quindi ad investire sull’acqua.
Investire nell’acqua, quale scenario futuro?
Il 70% della domanda di acqua arriva dal settore agricolo, il 22% da quello industriale e il restante 8% dal consumo individuale. Secondo le ultime stime, il consumo idrico mondiale è cresciuto di nove volte dal 1900 ad oggi.
La domanda domestica e quella industriale presentano un tasso di crescita due volte superiore al tasso di crescita della popolazione. Le Nazioni Unite prevedono che entro il 2050 la domanda di acqua potabile sarà raddoppiata, a fronte di un aumento della popolazione del 40%.
A causa della difficoltà di trasporto, di accessibilità e dell’incremento demografico, la domanda di acqua diventerà squilibrita soprattutto a danno delle zone più aride.
Per questo la gestione delle fonti idriche e la distribuzione equilibrata ed efficiente dell’acqua sarà un’attività sempre più importante nel futuro.
Un tale aumento di domanda guiderà con ogni probabilità progetti legati allo sviluppo della desalinizzazione dell’acqua e di progetti legati al recupero di questa determinante risorsa.
Si stima inoltre che i progetti sulle infrastrutture idriche avranno una crescita annuale tra il 5%-8% per rispondere alla crescente e costante domanda.
Investire nell’acqua, le prospettive da un punto di vista finanziario.
Partiamo dal fatto che l’acqua appartiene ai cosiddetti beni non ciclici. Aldilà dell’andamento economico, l’acqua fa parte di quelle risorse la cui domanda non è soggetta a cicli economici.
Come puoi investire nell’acqua? Certamente non comprando e conservando milioni di litri di acqua…
Potresti però comprare le azioni di aziende che operano nel settore, molte dei quali sono straniere.
Oppure puoi selezionare alcuni fondi ed ETF settoriali che prendono esposizione ovvero investono su aziende del settore idrico.
Nonostante l’acqua appartenga ad un settore non ciclico, l’andamento dell’ETF esposto su società idriche (LINEA BLU) è risultato particolarmente correlato con l’andamento dell’indice azionario S&P500 (LINEA VIOLA) come si vede dal grafico sottostante.

Investire nell’acqua, le criticità.
In generale le aziende legate al settore delle utilities, di cui il settore idrico fa parte, sono caratterizzate da un indebitamento elevato.
Questo aspetto, per le aziende coinvolte ovvero per le azioni delle stesse, può risultare una criticità nel momento in cui si dovesse entrare in una fase di politica monetaria restrittiva (aumento dei tassi di interesse).
La ragione è che se dovessero aumentare i tassi di interesse, il debito di queste aziende diventerebbe molto più oneroso a causa dei maggiori interessi prodotti.
Altro aspetto da tenere in considerazione è che, la maggior parte delle aziende presenti nei fondi e negli ETF che si espongono sul settore idrico, sono quotate in valute diverse dall’euro.
Questo aspetto di fatto ti espone al rischio cambio. Non ti voglio allarmare oltre il dovuto anche perché se contempliamo una diversificazione negli investimenti, è difficile rimanere completamente immuni dal rischio cambio.
Il motivo, se ci pensi bene, è che le maggiori aziende hanno sede in nazioni non europee. Pensa per esempio a Google, Amazon, Apple, Samsung, Toyota, ecc…
Quindi se anche decidessi di investire su un indice globale, il rischio cambio è una componente che poco o tanto incide sempre.
Ti riporto qui di seguito, la ripartizione geografica di uno degli ETF che si espone sul settore idrico:
In conclusione non posso dirti se vale la pena o meno investire nell’acqua perché ci sono diversi fattori da considerare: il tuo profilo di rischio, il tuo orizzonte temporale, i tuoi obiettivi, la composizione del tuo portafoglio.
Aldilà di questo però, sicuramente hai capito che si tratta di un settore interessante per il futuro.
Cosa c’è nel tuo portafoglio? In base a che cosa hai effettuato le tue scelte?
Alla prossima!
Roberto D’Addario
Consulente Finanziario Autonomo
Articolo scritto con il contributo di Giammarco Mari studente di Finanza.