Investitore: quali errori può commettere?

Errori negli investimenti finanziari

Investitore. Caratteristica comune di molti investitori è quella di non avere tempo per seguire gli investimenti, di non avere la giusta  esperienza e anche di non disporre delle corrette informazioni ed a volte della giusta preparazione. Questo può diventare un cocktail letale, perché si finisce per utilizzare un approccio euristico dando un bel calcio alla ragione ovvero alla razionalità. Questo accade anche perché il cervello cerca delle scorciatoie, come ho spiegato nel PDF che puoi scaricare gratuitamente:

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Quando si attiva involontariamente un approccio euristico (sinonimo di intuizione) si prendono decisioni in tempi brevi ed in mancanza di tutte le informazioni necessarie spesso suscettibili di un certo grado di errore e ancora peggio con il considerare questa scelta istintiva come corretta (errore cognitivo).
L’uomo cerca di massimizzare il suo patrimonio totale futuro indipendentemente dalle circostanze o dalla sua attuale situazione finanziaria.

Cosa accade sui mercati che influenza l’investitore?

Sui mercati finanziari succedono invece spesso delle situazioni che sono poco spiegabili razionalmente, ovvero dei comportamenti dell’investitore che sembrano mancare di razionalità in maniera sistemica. Le bolle dei mercati finanziari e non solo nascono in fondo per questo motivo visto che la razionalità ad un certo punto viene meno… Questo accade perché l’investitore freddo ed esecutore appartiene alla letteratura, nei fatti il comportamento dell’uomo è mosso dalle emozioni.
La finanza comportamentale è quindi una disciplina recente che studia il comportamento dell’investitore di fronte a delle scelte di investimento in condizione di incertezza e come quindi venga influenzato tutto il processo decisionale economico. La finanza comportamentale cerca quindi di dare risposta alle divergenze tra quanto previsto nei modelli quantitativi e quanto invece accade sui mercati. In questo modo i modelli previsionali vengono corretti per quella componente irrazionale difficilmente misurabile.

L’esposizione al rischio

L’investimento, in qualsiasi attività essa sia, espone l’investitore ad un rischio ovvero alla paura di perdere contemplando rischi positivi (perdita di opportunità) o negativi (perdita di denaro) rispetto ad un certo punto di riferimento. L’investitore considera asimmetricamente guadagni e perdite. In particolare vuol dire che il dispiacere provato per la perdita di una somma di denaro è di molto superiore alla gioia che si prova per il guadagno della stessa.

Questi studi sono frutto della teoria del prospetto elaborata dagli studiosi Tversky e Kahneman, quest’ultimo premiato con il Nobel per l’economia nel 2002. In base a questa teoria gli investitori valutano le scelte di investimento in funzione di 4 caratteristiche:

  1.  L’investitore valuta un investimento in base ad un certo punto di riferimento.
    Quando viene comprato uno strumento finanziario, ad esempio, il punto di riferimento è rappresentato dall’ultima quotazione. Quindi se il prezzo del nostro strumento aumenta, aumenta anche il riferimento ovvero l’ancoraggio che gli andiamo ad attribuire. Quindi se il titolo comincia a perdere valore, si percepisce la perdita rispetto all’ultima quotazione conosciuta ed entra il gioco il rimpianto per non averlo venduto prima. Il rimpianto a sua volta viene sostituito dalla speranza che le quotazioni possano ancora crescere. Questo in definitiva è ciò che dà impulso all’avidità umana.
  2. L’investitore cerca di evitare eventuali perdite rispetto a questo punto di riferimento.
    Le persone non sono avverse al rischio, ma sono avverse alle perdite. Questo fa parte della natura umana. Quando si verificano delle perdite in ambito finanziario si finisce per assumersi rischi maggiori piuttosto che accettarle. Questo comporta degli esiti disastrosi. Per esempio è stato dimostrato che tendiamo a mantenere titoli in perdita in portafoglio piuttosto che quelli performanti per evitare il rimpianto di dover vendere il titolo in perdita.
  3. Di fronte ad una perdita l’atteggiamento dell’investitore nei confronti del rischio cambia radicalmente.
    Questo per esempio è ciò che si verifica quando si è comprato un titolo e lo si vede scendere vertiginosamente. Pur di non ammettere l’errore ovvero di disfarsi di quella scelta sbagliata concretizzando quindi la perdita, ci si comincia ad affidare alla speranza che lo stesso riprenda quota o peggio ancora per velocizzare questo processo di recupero si comprano altri titoli ad un prezzo più basso per mediare la perdita. 9 volte su 10 la mediazione funziona… Il problema è che quando non funziona continuiamo a immettere soldi sul titolo o sull’investimento sbagliato fino ad amplificare la rovina che può diventare irreparabile.
  4. In genere l’investitore sovrastima la probabilità di eventi improbabili.
    La maggiore propensione al rischio rispetto ai titoli in perdita è rafforzata dal fatto che tendiamo a sovrastimare la probabilità degli eventi rari (un rapidissimo recupero oppure una catastrofe esagerata) e sottostimare quella degli eventi frequenti. Un analisi troppo frequente del portafoglio distoglie la nostra attenzione da quelli che sono i nostri obiettivi di lungo termine facendoci concentrare su quello che sono le oscillazioni fisiologiche del portafoglio nel breve termine (settimane o anche alcuni mesi). Altro aspetto rilevante è quello di valutare il portafoglio per singolo pezzo e non nel suo complesso perdendo di fatto la valutazione oggettiva del patrimonio.

Questi spunti di riflessioni li ho voluti indicare per evidenziare ancora una volta che ogni individuo, ogni risparmiatore è diverso dagli altri. Non esiste uno strumento migliore di un altro. Proprio per questo viene fatta una pianificazione ovvero vengono determinati degli obiettivi. Ti invito ad approfondire questo argomento con la lettura di questo post

L’educazione finanziaria agevola la pianificazione finanziaria

Diventa quindi importantissimo conoscere gli strumenti su cui investire, i propri obiettivi ma anche e soprattutto la propria personalità ovvero conoscere sè stessi perché questo ci dà il polso e la misura delle reazioni di fronte agli eventi che si possono realizzare!

Se ti è piaciuta la riflessione che ti ho lanciato, condividi questo articolo e confrontiamoci pure nello spazio riservato ai commenti!

Roberto D’Addario
Consulente Finanziario Indipendente

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