Risparmio gestito: che cos’è?
Oggi parliamo di risparmio gestito e cerchiamo di capire cos’è e perché piace tanto alle banche e promotori.
Con il termine risparmio gestito si intendono tutte quelle forme in cui vengono affidati i risparmi, attraverso la banca o il promotore, ad una società terza che raccoglie i risparmi di tutti gli aderenti in un calderone per poi investirli in funzione della linea scelta su strumenti e mercati diversi.
Facendo un esempio culinario, per rendere l’idea, è come se comprassimo la fetta di una torta e quindi di conseguenza una quota parte di tutti gli ingredienti necessari per fare la torta (uova, farina zucchero, ecc).
Quali sono gli strumenti del risparmio gestito?
Rientrano tra gli strumenti del risparmio gestito: ETF, fondi comuni di investimento e gestioni patrimoniali.
I fondi comuni di investimento sono dei “contenitori” che vengono proposti da promotori finanziari ed in misura inferiore dalle banche. In questi contenitori, a seconda della categoria e dell’obiettivo che perseguono sono contenuti diversi titoli per esempio azioni o obbligazioni. Quindi comprando un fondo comune, in funzione dell’investimento che faccio, compro in quota parte tutti i titoli in esso contenuti. Chiaramente non posso scegliere i titoli che vengono selezionati in base a diversi criteri di scelta dalla società di gestione. In funzione degli accordi commerciali in essere, tra la casa di gestione e la rete distributiva, il promotore o la banca può vendere il fondo della casa di gestione con cui esiste l’accordo. Ci saranno quindi banche abilitate alla vendita di alcuni fondi comuni e promotori che invece, in virtù degli accordi della banca mandante, hanno a disposizione più case di gestione.
Un po’ come andare da un concessionario multimarca ed un concessionario monomarca per l’acquisto di un auto.
In linea di massima possono essere considerati dei validi strumenti da utilizzare per un diversificazione dell’investimento.
Quali sono i limiti di questi strumenti?
Questi strumenti hanno delle commissioni che servono a remunerare la casa di gestione, la banca collocatrice e/o il promotore che vengono sottratte naturalmente dal patrimonio investito. Quindi la consulenza che viene fornita apparentemente in modo gratuito ha di fatto dei costi che non vengono di solito comunicati. Altro limite di questi strumenti è che bisogna sottostare alle logiche di investimento del gestore. Tornando ad un paragone culinario, se sono allergico al latte e la torta di cui prima contiene del latte, sono costretto comunque a prendermi la mia quota parte di latte perché la torta (il fondo) è fatto così. Detto in altri termini potrebbero essere contenuti degli strumenti che magari singolarmente non comprerei mai. Quindi aldilà della marca venduta, i fondi sono da valutare come investimento se mi consentono di accedere a degli strumenti difficilmente acquistabili singolarmente o in presenza di patrimoni esigui.
Esistono delle alternative?
L’ETF (Exchange Traded Found) è uno stretto parente del fondo di investimento. La logica è sempre quella del contenitore in cui sono inseriti diversi titoli. Si differenzia dal fondo comune per alcuni aspetti. Il primo è che sono quotati sul mercato e quindi facilmente acquistabili e vendibili con qualsiasi banca. Il secondo è che hanno dei costi di gestione pari all’incirca ad 1/3 di quelli di un fondo comune poiché potendo essere comprati direttamente dai clienti non ci sono strutture da remunerare se non la sola casa di gestione. Il terzo aspetto è che sono degli strumenti a replica passiva. Vuol dire che la casa di gestione ha come scopo la replica fedele di qualcosa che già esiste sul mercato (ad esempio la quotazione di una materia prima come oro, argento, frumento oppure la quotazione di un indice azionario come l’indice italiano, francese, tedesco, ecc..).
Con le gestioni patrimoniali invece si conferisce mandato alla banca per la gestione del proprio patrimonio. La banca in autonomia decide quali titoli vendere e comprare a sua discrezione… Naturalmente la banca incassa delle commissioni di compravendita sulle operazioni che esegue… Quindi la gestione potrebbe non risultare efficiente.. (per il cliente chiaramente…)
Come si fa a scegliere lo strumento adatto alle proprie esigenze? Semplicemente non partendo dallo strumento, ma dai propri obiettivi. Ma di questo parleremo un’altra volta.